La plastica è un materiale che appartiene alla vita quotidiana: viene utilizzata in gran parte degli imballaggi, dai sacchetti per lo shopping alle bottiglie per l’acqua minerale, ma anche per molti oggetti di uso comune. Questa situazione ha reso necessario lo studio di specifiche procedure per il suo riciclo. La plastica infatti pur essendo uno dei materiali più utilizzati, non è biodegradabile e la sua dispersione è dannosa per l’ambiente: basti pensare che sono necessari circa 200 anni affinché una bottiglia o un sacchetto vengano naturalmente smaltiti.
Riciclare la plastica è quindi indispensabile per provvedere al suo recupero e per riuscire ad utilizzarla il maggior numero di volte possibile.
Secondo l’OCSE, solo il 15% della plastica viene raccolta e riciclata; il 25% viene avviato a recupero energetico, mentre il 60% finisce in discarica, abbandonato o bruciato all’aperto.
Tali numeri sono dovuti sicuramente alla scarsa qualità della plastica riciclata, alla mancanza di politiche che ne incentivano il riciclo e ai prezzi della materia prima, ancora troppo bassi per competere con la materia prima seconda.
Inoltre, secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, in tutto il mondo la plastica che viene smaltita in discarica oscilla tra il 22% e il 43%.
La maggior parte degli scarti di plastica provenienti dagli Stati Uniti, dall’Europa e da altri paesi che hanno stabilito sistemi di raccolta fluiscono verso la Cina che, solo nel 2016, insieme ad Hong Kong hanno importato il 72,4% di tutti i rifiuti di plastica nel mondo per riavviarli a riciclo ed a recupero energetico.
Nel 2016 sono state raccolte in Europa (UE28 + Norvegia e Svizzera) 27,1 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui 11,3 milioni di tonnellate sono state avviate a recupero energetico (41,6%) e 8,4 milioni sono state riciclate per via meccanica (31,1%); di queste, però, solo il 63% è stato rigenerato nel vecchio continente, mentre il restante 37% è stato riciclato fuori UE, prevalentemente in Asia.
L’incidenza della discarica varia in modo significativo da paese a paese: è inferiore al 10% dei rifiuti raccolti nei paesi del centro e Nord Europa (Svizzera, Austria, Germania e Scandinavia), non raggiunge il 50% in Italia, Francia e Spagna, mentre risulta ancora predominante nei paesi balcanici e in alcune aree dell’Est Europa.
Sempre considerando il periodo 2006-2016, il riciclo meccanico è cresciuto del 79%, da 4,7 a 8,4 milioni di tonnellate, mentre il recupero energetico ha fatto un balzo del 61%, da 7 a 11,3 milioni.

Fonte dati Plastics – the Facts 2017
An analysis of European plastics production, demand and waste data
L’Italia è tra i pochi paesi europei che gestiscono l’avvio a riciclo/recupero di tutte le tipologie di imballaggi in plastica. In molti altri paesi, infatti, ci si limita a gestire solo quelli più facili da riciclare, come bottiglie in PET e flaconi di HDPE. Se da un lato la scelta italiana implica la necessità di avviare a recupero energetico una parte della raccolta, ovvero gli imballaggi che per tipologia di polimero o complessità di realizzazione non possono ancora essere riciclati, dall’altro, questa scelta si sta rivelando vincente nel lungo periodo, perché la disponibilità di materia prima (gli imballaggi da avviare a riciclo) ha fatto da volano allo sviluppo della filiera a valle, dando vita ed impulso ad aziende riciclatrici ed aziende trasformatrici in grado di utilizzare i polimeri di riciclo per ottenere nuovi manufatti.
Nel nostro Paese infatti vige la normativa dettata dal D.Lgs. n. 152/2006 e dalla Legge 27 dicembre 2006, n. 296, che individua i seguenti obiettivi di raccolta differenziata:
- almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;
- almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007;
- almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;
- almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009;
- almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011;
- almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.
Inoltre il D.Lgs. n. 205/2010, che recepisce la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE, affianca agli obiettivi di raccolta previsti dalla normativa italiana, target di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio per specifici flussi di rifiuti quali i rifiuti urbani e i rifiuti da attività di costruzione e demolizione. Nel caso dei primi, in particolare, la direttiva quadro prevede (art. 11, pt. 2, lett. a) che, entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine, nella misura in cui tali flussi di rifiuti sono simili a quelli domestici, siano aumentati complessivamente almeno al 50% in termini di peso.
La direttiva è stata, successivamente, ampiamente modificata dalla direttiva 2018/851/UE, che ha aggiunto ulteriori obiettivi per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, da conseguirsi entro il 2025 (55%), 2030 (60%) e 2035 (65%). Tali nuovi obiettivi sono stati recepiti, nell’ordinamento nazionale, dal decreto legislativo 3 settembre 2020, n.116 che ha modificato l’articolo 181 del d.lgs. n. 152/2006.
Il confronto delle percentuali di riciclaggio raggiunte nel 2020 con gli obiettivi previsti al 2025 dalla direttiva 2018/852/UE di modifica della direttiva 1994/62/CE, mostra che, ad eccezione della plastica che si attesta al 48,7% e deve invece raggiungere il 50% nel 2025, tutte le altre frazioni merceologiche hanno già raggiunto tali obiettivi in Italia. Ma per la plastica tale divario è destinato ad aumentare con l’applicazione della nuova metodologia di calcolo europea per la verifica del raggiungimento del suddetto obiettivo per una diversa valutazione dell’incidenza degli scarti sulla percentuale di riciclaggio. L’analisi preliminare dei dati sulla frazione plastica porta a stimare, secondo il CONAI, una percentuale di riciclaggio del 41,1% rispetto al 48,7% calcolato secondo la precedente metodologia nazionale. Tali dati saranno validati entro la fine di giugno 2022 per la trasmissione a EUROSTAT secondo la tempistica indicata dalla direttiva 94/62/CE sui rifiuti di imballaggio.In Italia, nel 2020, la percentuale di raccolta differenziata1 è pari al 63% della produzione nazionale; in valore assoluto, la RD si attesta a circa 18,2 milioni di tonnellate, con una diminuzione di 0,2 milioni di tonnellate rispetto al 2019. Inoltre, l’analisi per macro aree geografiche vede, nel nord, 9,8 milioni di tonnellate di RD, nel Centro 3,6 milioni di tonnellate ed al Sud 4,8 milioni di tonnellate: traducendo i valori in percentuale, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macro area, le Regioni settentrionali presentano il 70,8% di RD, 59,2% quelle del Centro ed il 53,6% quelle del Sud. La raccolta pro-capite è pari, su scala nazionale, a 308 kg per abitante per anno, con valori di 359 kg per abitante per anno nel Nord, 310 kg per abitante per anno nel Centro e 237 kg per abitante per anno nel Sud. Analizzando nello specifico la RD della plastica, si nota un costante incremento nel periodo 2016-2020:
In Italia, nel 2020, la percentuale di raccolta differenziata1 è pari al 63% della produzione nazionale; in valore assoluto, la RD si attesta a circa 18,2 milioni di tonnellate, con una diminuzione di 0,2 milioni di tonnellate rispetto al 2019. Inoltre, l’analisi per macro aree geografiche vede, nel nord, 9,8 milioni di tonnellate di RD, nel Centro 3,6 milioni di tonnellate ed al Sud 4,8 milioni di tonnellate: traducendo i valori in percentuale, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macro area, le Regioni settentrionali presentano il 70,8% di RD, 59,2% quelle del Centro ed il 53,6% quelle del Sud. La raccolta pro-capite è pari, su scala nazionale, a 308 kg per abitante per anno, con valori di 359 kg per abitante per anno nel Nord, 310 kg per abitante per anno nel Centro e 237 kg per abitante per anno nel Sud. Analizzando nello specifico la RD della plastica, si nota un costante incremento nel periodo 2016-2020:

Il 95% dei rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi.
Come avviene dunque il riciclo delle plastiche?
Il tutto parte dalla raccolta differenziata dei rifiuti, fase che ha ad oggetto rifiuti urbani che sono stati differenziati per categorie (merceologiche) omogenee al fine di recuperarli. Ormai diffusa in tutti i Comuni italiani, a questa fase segue quella in cui il rifiuto (nel nostro caso la plastica) è trasportato in balle miste agli impianti di selezione e primo trattamento, dove i diversi prodotti vengono separati manualmente o con un sistema automatico mediante detector. Una volta selezionato, il materiale viene confezionato in balle di prodotto omogeneo e avviato al successivo processo di lavorazione, che consente di ottenere nuove risorse da questi rifiuti. Nella maggioranza dei casi, nella fase di selezione dei rifiuti, è possibile suddividere le diverse tipologie in modo omogeneo, ottenendo come risultato del riciclo della “materia prima seconda“, così chiamata per sottolineare che le caratteristiche tecniche e chimiche del materiale riciclato sono molto simili a quelle iniziali.
Il procedimento di riciclaggio può essere:
Meccanico, il più comune: si ottengono scaglie o granuli che verranno utilizzati per la produzione di nuovi oggetti. Il materiale ottenuto è tanto migliore quanto più la plastica di partenza è omogenea;
Chimico meno comune ma già applicato a livello industriale (ad esempio l’idrolisi del PET): all’opposto della sintesi della materia plastica, questo processo mira a spezzare le molecole base della plastica (polimeri) e ottenere le materie prime (monomeri) di partenza